Next trip


Il prossimo viaggio in moto è previsto per fine aprile o maggio ‘25 Inisherin

Oslo


Alle nove è ancora parecchio buio. Esco e vado in direzione dell’ Astrup Fearnley Museum, costruito da Renzo Piano, attraversando un quartiere ben tenuto e elegante. In giro non c’è nessuno. Né persone né auto, e quelle poche in circolazione sono elettriche e strisciano silenziose come serpi. Sembra di essere ai tempi del Covid. Non so se ho fatto bene a venire qui in pieno inverno.

Arrivo al Museo e lo trovo chiuso. Apre solo a mezzogiorno, in barba agli orari ufficiali. Faccio qualche foto di genere invernal/nebbioso alla baia e poi cerco un luogo caldo, un caffè o simile. Non c’è abbondanza. Anzi, non ne trovo nemmeno uno aperto. Proliferano invece i palazzi d’abitazione recenti, lussuosi, con vista sul mare e - per chi passa in strada - vista nei saloni e nelle camere da letto, data l’assoluta mancanza di tende, tapparelle e altre diavolerie che normalmente servono ad attutire la luce, che qui - almeno per ora - non c’è.

In una via parallela al Museo trovo finalmente un caffè. Esagero un po’ con le ordinazioni, visto che ho tempo, fame e freddo. La colonna sonora sembra copiata da una delle mie playlist, con pezzi gloriosi di CSNY, Joni Mitchell, Bruce Springsteen, Bob Dylan, … C’è anche Rodriguez. Chiedo all’unica cameriera se « posso avere un bicchiere d’acqua ». Mi risponde di no. Sono perplesso… Insomma, ci casco. Voleva solo scherzare e ride felice. Le chiedo anche un tovagliolo. In fondo il norvegese non è difficile. Alcune parole suonano persino famigliari. Il tovagliolo è chiamato serviette. Come in dialetto. Senza nulla voler togliere alla variante mantin che però in questo momento è fuori contesto.

Oslo, dicembre ‘24

Castlefield


È Urban Heritage dell'Unesco e zona protetta per la presenza di testimonianze archeologiche romane e del passato industriale di Manchester. In una guida Castlefield è indicata come "una delle zone più suggestive e rilassanti della città, lontana dal caos del centro, da godere soprattutto al tramonto, quando la luce del sole si specchia sulle acque dei canali e ci si può fermare a sorseggiare una birra in uno dei diversi bar e pub che costeggiano i passaggi pedonali, animando il quartiere con i loro tavolini all’aperto".

Ci vado al mattino. In giro non c'è nessuno o quasi, i bar sono chiusi e ho il mio da fare per mantenermi in equilibrio sui marciapiedi ghiacciati. Evidentemente l'uso del sale non è contemplato. Però stringo una certa solidarietà con i pochi presenti: una coetanea sovrappeso finita lunga e distesa, due giovanette munite di scarpette più adatte alla discoteca che a questa prova d'abilità, un runner solitario lungo e magro che quasi cade da un ponte e due signore stile "esercito della salvezza" che mi chiedono consigli di sopravvivenza.

Il posto comunque è suggestivo, very rough, con pub vecchi come la Britannia ma anche grattacieli e alberghi modernissimi. Ci tornerò con le scarpe chiodate.

Manchester, 22 novembre '24

Small Things


Most girls come here pregnant
Some by their own fathers
Bridget got that belly
By her parish priest
We're trying to get things white as snow
All of us woe-begotten-daughters
In the steaming stains
Of the Magdalene laundries

Joni Mitchell, The Magdalene Laundries

“Small Things Like These” è un film di Tim Mielants, con Cillian Murphy, visto al cinema Odeon di Manchester. Tratto da un libro di Claire Keegan del 2020 e sceneggiato dall’irlandese Enda Walsh, racconta proprio di queste Magdalene Laundries, luoghi di ipocrisia, violenza e sfruttamento minorile.

Un sopruso creato dalla chiesa cattolica e incredibilmente tollerato dal governo irlandese fino alla fine del ventesimo secolo.

Manchester, 21 novembre '24

Northern Quarter


Street art, murales, second hand, vinyl e Ofxam shops accanto a mini boutiques dai prezzi esorbitanti. Northern Quarter è un quartiere di case basse e vecchie costruzioni industrali riciclate negli anni ‘90 in pub, bar e ristoranti di ogni tipo.

Fa freddo. A un prezzo più che accettabile compero una cuffia e guanti senza dita. Poi mi faccio tagliare i capelli. Sempre per riscaldarmi (e per far riposare un ginocchio troppo stanco) mangio all’Ezra & Gill , che è un bel posto, come tanti altri qui attorno, con studenti attaccati al computer, gente che ride e schiamazza, una troupe cinematografica in pausa.

Le prime fabbriche tessili della città sono nate attorno al 1780 proprio nel Northern Quarter, anima e fulcro della rivoluzione industriale e di tutto ciò che questa rivoluzione ha portato con sé, in Inghilterra e nel mondo. Ne è stato testimone diretto Friedrich Engels, arrivato in città a soli 22 anni per occuparsi delle fabbriche paterne. Ma le sue idee mal si conciliavano con le aspettative della famiglia. Scrive “La situazione della classe operaia in Inghilterra“, si mette con l’operaia Mary Burns e si radicalizza.

Poi, sempre a Manchester, lavorerà con Karl Marx al tavolo quadrato della Chetham's Library e assieme pubblicheranno ciò che sappiamo: Proletarier aller Länder vereinigt Euch!

Manchester, 21 novembre '24


Mani



Di Patrick Leigh Fermor ho letto "Tempo di regali" (Adelphi, 2009), "Fra i boschi e l'acqua" (Adelphi, 2013) e in parte "La strada interrotta" (Adelphi, 2015). Questi tre libri fanno parte di un unico resoconto: il viaggio a piedi di Leigh Fermor dai Paesi Bassi a Istanbul nel 1933-34. Sono stati pubblicati in inglese molti anni dopo, nel 1977, quando l'autore aveva 62 anni. "La strada interrotta" è uscito in inglese solo nel 2013, due anni dopo la morte dell'autore ormai ultranovantenne.

"Mani" l'ho scoperto recentemente. Ritrovo lo stile che già avevo apprezzato nelle letture precedenti, con una formidabile capacità nel raccontare e con un tono sempre curioso, divertito ed esageratamente dettagliato. Con il risultato che mi è venuta voglia di vederlo, questo Mani, ben sapendo che sono passati settant'anni e che troverò tutt'altro da quanto descritto. Ma non fa nulla. Una bussola letteraria è sempre utile. Il navigatore non basta.

Il giro a piedi che Leigh Fermor ha fatto nel 1951 iniziava da Anavriti. Poi lui ha continuato sulle creste del Taigeto (2’400 msm), sempre a piedi, fino a Limeni e Areopoli, dalla parte opposta del monte. Io viaggio in moto. È tutt'altra cosa, certo. Ma qualche tappa me la sono segnata.

Inizio subito complicando le cose. Invece di prendere la strada per Anavriti “di lunghi tratti e angoli acuti simile a un metro pieghevole“ descritta da Leigh Fermor, prendo la prima strada uscendo da Mistra, più lunga, con l’intenzione di farmi anche questi tornanti. Gli altri li avrei trovati scendendo, sull’altra strada. Purtroppo, arrivato in quota, oltre il limite della vegetazione, l’asfalto finisce improvvisamente e mi sono trovo su un mulattiera per una decina di chilometri. La moto regge, io anche. Però temo il lupo, eventualmente l'orso, oppure un masso ambulante, qualche albero caduto di traverso o un torrente in piena. Niente di tutto ciò. Ad Anavriti ci arrivo intatto.

Per prima cosa vedo la chiesa e mi fermo. C’è una bella fontana con acqua fresca. Bevo e mi sciacquo. Non vedo nessuno. Le cronache raccontano di una popolazione schiva, abituata a vivere isolata, rifugio di minoranze perseguitate. Leigh Fermor ne fa un lungo elenco. Poi riprendo la strada. Più sotto c'è un caffé con un paio di persone davanti a un bicchiere, ma tiro dritto.

Aggirato il Taigeto mi ritrovo a Areopoli. Il paesaggio è unico, quasi lunare: grandi orizzonti, gibbosità e lame aguzze di roccia, vegetazione che lotta contro il vento. Seguo la strada che da Areopolis scende fino a Gerolimenas fermandomi nei luoghi in cui Leigh Fermor ha pernottato, a volte utilizzando ripari di fortuna: Pyrgos e Kechrianika, in particolare. Poi continuo fino a Vathia e ancora giù, fino all’estremo lembo del Mani, a Kokkinogeia. Qui la strada finisce. Il faro si può raggiungere solo a piedi.

Nel tardo pomeriggio torno a Gerolimenas. Prendo alloggio e vado a cena. Sembra di essere ospiti della famiglia Addams. Zio Fester e la Nonna sono stravaccati a un tavolo ingombro di carte varie e altro materiale d’ufficio, in un disordine coltivato per anni. Lui risponde al saluto. Lei ci prova, ma parte in una serie di starnuti soffocati a stento nella piega del gomito. Morticia non c’è. In compenso Gomez viene baldanzoso verso di me e mi fa accomodare in terrazza vantando senza mezzi termini la storia e la qualità del suo ritrovo. Infine, per le mansioni di servizio, arriva anche Mercoledì, opportunamente agghindata di nero.

La cena è solo passabile e in terrazza non c’è nessuno. Tra una portata e l’altra Mercoledì si siede al tavolo accanto al mio e consulta malinconicamente il telefono in attesa di un messaggio che non arriva. Quando le chiedo un secondo bicchiere di vino si alza e torna indolente alle sue occupazioni, senza dire una parola.

Guardo la baia, che è splendida e mi sa che per stasera me la faccio bastare.

Gerolimenas, 8 aprile 2024

Nordkapp


11 - 31 luglio ‘23 / Bmw Nine T

  • Montagnola (Svizzera) - Thusis (Svizzera) - Bayreuth (Germania) - 610.3 Km
  • Bayreuth (Germania) - Rostock (Germania) - 547.2 Km
  • Trelleborg (Svezia) - Ystad (Svezia) - Jönköping (Svezia) - Husqvarna (Svezia) - Gränna (Svezia) - 404 Km
  • Gränna (Svezia) - Stoccolma (Svezia) - 321 Km
  • Stoccolma (Svezia) - Härnosänd (Svezia) - 427 km
  • Härnosänd (Svezia) - Luleå (Svezia) - 478 Km
  • Luleå (Svezia) - Enotekiö (Finlandia) - Kautokeino (Norvegia) - 476 Km
  • Kautokeino (Norvegia) - Karasjok (Norvegia) - Lakselv (Norvegia) - Olderfjord (Norvegia) - 265.1 Km
  • Olderfjord (Norvegia) - Nordkapp (Norvegia) - Olderfjord (Norvegia) - Alta (Norvegia) - 220.6 Km
  • Alta (Norvegia) - Svensby (Norvegia) - Trömsø (Norvegia) - 294.2 Km
  • Trömsø (Norvegia) - Narvik (Norvegia) - Sortland (Norvegia) - 350.3 Km
  • Sortland (Norvegia) - Moskenes / Lofoten (Norvegia) - 161.1 Km
  • Moskenes / Lofoten (Norvegia) - Bodö (Norvegia) - Jektvik (Norvegia) - Kilboghavn (Norvegia) - Mo I Rana (Norvegia)
  • Mo I Rana (Norvegia) - Trondheim (Norvegia) - 473 Km
  • Trondheim (Norvegia) - Sunndalsøra (Norvegia) - Åndalsnes (Norvegia) - 294.8 Km
  • Åndalsnes (Norvegia) - Trollstiegen (Norvegia) - Sylte (Norvegia) - Geiranger (Norvegia) - Hafslo (Norvegia) - 305.5 Km
  • Hafslo (Norvegia) - Bergen (Norvegia) - 250 Km
  • Bergen (Norvegia) - Kristiansand (Norvegia) - 431.7 Km
  • Aalborg (Danimarca) - Amburgo (Germania) - Egestorf (Germania) - 509.4 Km
  • Egestorf (Germania) - Langenau (Germania) - 617.7 Km
  • Langenau (Germania) - San Bernardino (Svizzera) - Montagnola (Svizzera) - 367 km


Verso Capo Nord / 11 luglio 2023


La prima tappa è da Montagnola a Thusis, attraverso il San Bernardino, con la Valle Mesolcina bella e piacevole, soprattutto con la luce del mattino. A San Bernardino ci sono 20 gradi e ancora non abbiamo incontrato traffico. Poi, dopo Thusis e fino a Bayreuth, traffico e caldo, che nei pressi di Norimberga ha raggiunto i 37 gradi. Con Luciano, il mio compagno di viaggio, inauguriamo subito una routine: dopo la giornata in moto c’è l’appuntamento con la birretta delle sei e, a seguire, una buona cena. A Bayreuth mangiamo da Oskar, un bavarese purosangue. Costolette d’agnello per me, stinco di maiale con abbondante cotenna per lui (ha poi dovuto ammettere di essersi svegliato diverse volte per bere).


Rostock / 12 luglio 2023


Lasciamo Bayreuth alle 8:30. La temperatura è sui 22-23 gradi. C’è meno traffico di ieri. Arrivati a Rostock andiamo a controllare le modalità d’imbarco per la Svezia e facciamo il check-in. Abbiamo tutto il tempo per una birra e per la cena. La partenza è prevista per le 22.


Trelleborg / 13 luglio 2023


Questa mattina levataccia. Alle 5.30 qualcuno si è messo a sbraitare dagli altoparlanti in tedesco, svedese e inglese, e ci ha dato venticinque minuti per lasciare la stanza. La Svezia è già all’orizzonte, ma lo sbarco a Trelleborg è previsto solo tra un’ora, alle 6:30. Sbarcati in fretta e furia, decidiamo di seguire la costa fino a Ystad. Faremo colazione nel primo caffé aperto. Bella costa, piccole case bianche, linde e pulite, campi, coltivazioni, animali da pascolo e cavalli. Sicuramente una zona turisticamente pregiata visto il numero di spazi dedicati alla sosta dei camper. Ma di caffé aperti nemmeno l’ombra.

Cinquanta chilometri dopo siamo a Ystad. Chi conosce il commissario Kurt Wallander conosce anche Ystad. A costo di deludere qualche ammiratore del commissario, devo dire che la nostra visita alla città dura poco. Il tempo di fare finalmente colazione e poi ripartiamo verso nord. Tempo bello, poi in parte nuvoloso. Temperatura costante tra i 17 e i 21 gradi. Dopo la penitenza delle autostrade tedesche (eravamo in giro cun gli oli sant in sacocia) circolare in Svezia è un toccasana. Poco traffico e strade sempre immerse nel verde.

Pausa caffé a Jönköping. Poi passiamo dalla vicina città di Husqvarna, dove si fabbricano motociclette e alcuni degli strumenti di tortura preferiti dai ticinesi: decespugliatori e motoseghe. Per finire atterriamo all’Hotel Smålandsgården, un ottimo alberghetto in riva a un lago, in piena campagna, nei pressi di Gränna. Cena: costolette d’agnello e birra.


Stoccolma / 14 luglio 2023


Da Gränna a Stoccolma, con temperature costanti tra 18 e 22 gradi.

Viaggio piacevole, traffico limitato, alcuni paesaggi straordinari. Poi, in prossimità di Stoccolma, le consuete rotonde, i semafori e la zona industriale. Nell’insieme, un’ottima giornata.

Visitiamo la mostra dedicata a Laurie Anderson (il cui nonno era svedese). Una buona mostra, con parecchi lavori giovanili e molti dei suoi violini auto-costruiti. Pensavamo di chiedere lo sconto senior, ma poi abbiamo scoperto che il venerdi sera l’entrata è gratuita.

Per la cena scegliamo lo Sture Hof, un gran classico di Stoccolma dove, in effetti, si mangia bene. Poi, in albergo, mi accorgo di aver dimenticato la Leica sulla sedia accanto alla mia. Torno subito a cercarla ma intanto, tra andata e ritorno, ci metto più di mezz’ora. Chiedo notizie alla cameriera, senza nutrire molte speranze. Invece la Leica è ancora lì, in cassa. Uno spagnolo l’ha vista e l’ha consegnata alla cameriera.


Härnosänd / 15 luglio 2023


Oggi ho approfondito la questione del tipico rosso delle case scandinave. Si chiama “rosso falun”. Cito da Wikipedia: « Il colore deriva dalla miniere di rame di Falun, nella contea di Dalarna, nella Svezia centrale. Il colore può differire lievemente a seconda dell'ossidazione variando da un rosso scurissimo fino a un rosso chiaro. Nel tempo sono state usate diverse tonalità a seconda del gusto dell'epoca. La vernice è composta da acqua, farina di segale, olio di semi di lino e residuo delle miniere di rame di Falun contenente composti di rame, zinco, silicati e ossido di ferro. ».

Siamo seduti al Markverstan di Härnosänd ad aspettare la cena. La simpatica ed efficiente cameriera turca ci ha detto che dobbiamo aspettare « one time». Tradotto: un’ora (che poi diventerà un’ora e oltre). Abbiamo deciso di restare perché non ci sono alternative. Comunque: il posto è simpatico e molto popolare. Abbiamo visto transitare pesci e cozze, pizze e bistecconi. Magari non è il massimo della raffinatezza, ma è molto piacevole.  Intanto abbiamo bevuto due Ipa e altre due le abbiamo appena ordinate.

Dormiamo in un “diakonat”, una sorta di ostello. Non è per la gioventù, perché a colpo d’occhio siamo noi i più giovani. La camera è spartana, ma pulita, e i letti sono ampi e comodi. La notte non è veramente notte. Ci avviciniamo al circolo polare artico e le giornate si allungano.


Golfo di Botnia / 16 luglio 2023


Le previsioni del tempo danno pioggia: una perturbazione proveniente da sud che potrebbe accompagnarci tutto il giorno. Per cui alle sette lasciamo la nostra cameretta al “diakonat” e partiamo verso Luleå, seguendo la E4, che costeggia il golfo di Botnia. Per i primi cinquanta chilometri rimaniamo all’asciutto, poi facciamo benzina e beviamo il caffé e la perturbazione ci agguanta. È la prima acqua in sei giorni, e comunque più che gestibile. Unico accorgimento: travestirsi da palombari (soprattutto per chi, come me, circola senza parabrezza).

Già da un paio di giorni sono apparsi i cartelli che mettono in guardia autisti e motociclisti sull’eventuale attraversamento di renne e alci. Siccome la strada si snoda tra foreste e riserve naturali, può capitare di incrociare uno di questi animali pelosi. Meglio evitarli, per il rispetto della specie e per la propria incolumità. Di alci e renne comunque non se ne vedono. Intravvedo invece altre vittime in pelliccia, stese sull’asfalto in modo scomposto. Sono animali piccoli, non segnalati. Ma è un’ingiustizia… andrebbero tutelati anche loro, con appositi cartelli, così come si attira l’attenzione sulla presenza di motoslitte e relativi piloti (anche se per ora di neve non ce n’è).

L’ alba è sorta alle 2:21 e il tramonto è previsto per le 22:50.


Napapiiri / 17 luglio 2023


Piccola pausa a Overkalix, a 100 km da Luleå, per i consueti bisogni e perché c’è un cartello con una grande fragola che fa pensare a una rivendita. In giro, però, non c’è nessuno.

Ripartiamo e, appena 300 metri dopo, dietro la curva, ecco il cartello che annuncia il Napapiiri, il Circolo polare artico. A partire da qui entriamo in una zona speciale, un po’ mitica. È la terra degli estremi, in inverno e in estate. A noi tocca la parte più facilmente gestibile, soprattutto in moto: quella del giorno che non finisce mai.

Più avanti, verso Enotekiö, vediamo una trentina di renne, grandi e piccole, in quattro gruppi diversi (e due isolate). Appena si accorgono della presenza di un’auto o di una moto, scartano  subito di lato per rifugiarsi nel bosco. Ma succede anche il contrario: impaurite, riattraversano improvvisamente la strada. E poi un alce. Un grande maschio con il suo imponente palco, in mezzo a uno stagno, sul lato destro della strada. Ma l’ho visto solo io. Non ho testimoni.

Le strade lapponi si snodano come lunghi serpenti tra dolci colline e cieli infiniti, schizzati di nuvole multiformi. Bellissime da vedere, certo. Senonché, dieci minuti dopo, ci regalano una lavata coi fiocchi, della durata di una mezz’oretta. Nell’insieme, in ogni caso, una giornata perfetta, con temperature tra i 17 e il 20 gradi.


Kautokeino / 18 luglio 2023


E poi il sole di mezzanotte, di cui ci apprestiamo a fare conoscenza. Sicuramente un’esperienza fuori dal comune. Che dire, allora, dell’arcobaleno di mezzanotte? Verso le 22:00 un enorme arco di colori solca il cielo di Kautokeino. La base dell’arcobaleno tocca terra vicino a noi, quasi fosse una cosa concreta, che si può toccare. E poi un secondo arco, parallelo al primo, altrettanto vivido e imponente. Non sopravviverà fino a mezzanotte, ma poco importa. Sole e arcobaleno ci danno il loro benvenuto nell’Artico.


Salmoni russi / 19 luglio 2023


Kautokeino è il più grande comune della Norvegia. Ci sono 2900 abitanti, di cui l’85% sono di etnia sami. In epoca di nomadismo l’allevamento delle renne era l’attività principale degli abitanti e lo è tuttora. Pare ce ne siano 79000 circa. Ecco perché anch’io sono riuscito a vederne alcune.

A Kautokeino c’è una chiesa in legno, ricostruita dopo che i nazisti hanno distrutto la precedente durante la seconda guerra mondiale. C’è anche un centro culturale. È un edificio moderno, con ampia documentazione sulla cultura sami e sul nomadismo. Un amico passato da queste parti nel 1967 mi ha detto che già all’epoca aveva visto un edificio simile.

Per la prima tappa, da Kautokeino a Karasjok, seguiamo una strada secondaria con parecchi saliscendi, costeggiando laghetti e abitazioni isolate. Avvistiamo alcune pernici e un idrovolante. A Karasjok c’è un grande centro espositivo dedicato alla cultura sami. Compero una giacca di piuma supplementare, beviamo un caffè e poi ripartiamo subito per Lakselv. Tentiamo di sfuggire agli acquazzoni annunciati dalla nostra app, ma inutilmente.

Verso mezzogiorno troviamo rifugio al ristorante Verdde (due dd, prego notare) di Lakselv e ci rimaniamo fin verso le quattro, conversando amabilmente con un giovane cameriere austriaco (a Lakselv per fare esperienza), con l’ancor più giovane cameriera sami e con il pacioso cuoco, un norvegese del sud, che ci aiuta a risolvere un problema di connessione telefonica.

Più tardi si presenta una cinquantenne in deambulatore che ci scambia per pescatori. A suo dire dobbiamo assolutamente diffidare dei salmoni russi, ma non capiamo il perché. Forse è un avvertimento camuffato da una sapiente metafora. Comunque, dopo un’intensa quanto inconcludente conversazione, riveliamo finalmente la nostra vera origine. I salmoni vengono provvisoriamente accantonati, sostituiti da imbarazzanti tentativi di intonare una canzone ticinese che la signora ha sentito anni prima in una cassetta audio ricevuta in regalo da uno spasimante. Inutile dire che, anche in questo caso, la nostra curiosità rimarrà tale. Il nome del fidanzato non l’ha voluto dire e la canzone, malgrado i vari tentativi, è rimasta indecifrabile.

Risolviamo la giornata con un filetto di renna a Olderfjord. Buono, tenero, abbondante.


Capo Nord / 20 luglio 2023


Ore 11:00: arrivati a Capo Nord. Vento, pioggia, nebbia e otto gradi di temperatura, ma siamo qui. Per le foto aspettiamo che la nebbia si diradi.

Pazientiamo. La nebbia persiste. La visibilità è ridotta al minimo.

La temperatura diminuisce ancora. Arriviamo ai sei gradi e la nebbia, invece di diradarsi, s’infittisce. Torniamo al coperto per un caffè, come molti altri.  Caffé, dolci e chiacchiere. 

Poi, visto che le condizioni meteo non accennano a migliorare, decidiamo di tornare sui nostri passi, a Olderfjord, anche per far nuovamente visita a quel kro che ieri sera ci ha servito una cena con i fiocchi. In Norvegia i buoni ristoranti vanno tenuti d’occhio. Questa volta optiamo per una zuppa al salmone. Potrebbe sembrare un ripiego. Non lo è. È una delle cose migliori mangiate in viaggio, con ottimo pane, tanto burro e una tonnellata di calorie. Utili quanto mai, visto che oggi, per affontare i sei gradi di temperatura, ho dato fondo alle riserve vestimentarie: sei strati!

Per la notte decidiamo di rinunciare alle due stanzette presso la hytte della signora Tone Merethe, dove abbiamo dormito ieri sera, e partiamo per Alta. Ci sono ancora un centinaio di chilometri di strada. A questo punto siamo assuefatti al freddo e all’umidità. E poi, in Norvegia, non è mai troppo tardi per mettersi in viaggio. La notte è come il giorno.

Fin a Capo Nord abbiamo fatto 3950 Km, che corrispondono alla distanza Lugano - Siviglia e ritorno, per dare un’idea.


Balena / 21 luglio 2023


Mi rendo conto che con l’arrivo a Capo Nord la tensione drammaturgica potrebbe scemare. Non per noi, che oggi abbiamo continuato il viaggio verso Trömsō. Abbiamo incontrato un ragazzo finlandese, Jarrko, appassionato di moto e di tecnologia. A casa gestisce un negozio di hifi e in viaggio si diletta a documentare ogni singola curva con la sua GoPro. Ci filma mentre ci avviciniamo al traghetto di Svensby e ci manda il filmato in time wrap del percorso. Poi a Trömsø lo perdiamo di vista.

Al porto di Trömsø: balena! Non è un piatto unico. Fa parte di un menu degustation di tutto rispetto e dal prezzo corrispondente (sorry: abbiamo evitato l’opzione di pairing con i vini. L’alcool, in Norvegia, ha prezzi assurdi). È un filettino saporito, dal gusto simile al manzo e di buona consistenza. La porzione non è abbondante. Quante ne ricaveranno da una balena intera?


Sortland / 22 luglio 2023


Ieri, dopo aver postato il menu della sera, ho ricevuto giusti rimbrotti. Non ho scuse. La balena va difesa. E oggi, solo Giappone e Norvegia ne permettono ancora la caccia.

Questa mattina il cielo è limpido, sereno. Poi arriva qualche nuvola, ma è un netto miglioramento rispetto ai giorni scorsi.

Alle otto siamo pronti per partire. Imbocchiamo la E8 in direzione di Narvik. È una strada normale, a due carreggiate, che scorre tra pascoli e boschi in un continuo saliscendi. A tratti costeggia il mare, ma sulle montagne attorno c’è ancora la neve dello scorso inverno. L’andatura è regolare, nei limiti imposti dai radar, a una velocità che rimane costante tra i settanta e i novanta chilometri all’ora. Incrociamo qualche auto, altre moto, ciclisti bardati di tutto punto e carichi come muli. C’è anche qualche fondista nordico che, in mancanza della neve, si accontenta dell’asfalto, spingendo con vigorose bracciate due piccoli sci montati su rotelle.

Quanti chilometri ho fatto senza toccare il freno? Venti, forse trenta. Sempre a cavallo tra la quinta e la sesta. La moto va, regolare come un orologio, e i chilometri si aggiungono ai chilometri.

La sera optiamo per un ristorante con cucina tradizionale di Sortland. Prendiamo posto a un tavolo rotondo, apparecchiato per tre e sistemo la mia giacca sulla sedia rimasta libera. La cameriera chiede se vogliamo aspettare la terza persona. Le dico di no, che siamo solo in due. È un po’ sorpresa. Mi dice che pensava che fossimo in tre per via della giacca. No, le dico, quella è solo una giacca, non c’è nessuno dentro. Ride (per fortuna). Se vuole la tolgo, le dico, così può sempre metterci una terza persona a sua scelta. Non se ne parla nemmeno, mi dice, quello è il posto della giacca e lì la lasciamo.

Poi passiamo alle ordinazioni: stoccafisso della casa per due, e due birre Nordsland da mezzo. Approva soddisfatta, con un gran sorriso. Ho la sensazione che voglia « battere cinque », ma non succede. Non fa nulla, la cena è ottima comunque.


Lofoten / 23 luglio 2023


Le Lofoten andrebbero visitate a piedi. Una decina d’anni fa Antoine ed io siamo sbarcati dal traghetto a Moskenes proprio con l’intenzione di camminare cinque giorni, soggiornando nelle hytte dei pescatori disseminate sul percorso. Partiti con le migliori intenzioni, al ritmo di «Valderì, valderà » (non è vero, ma quasi), dopo pochi chilometri ci siamo fermati e ci siamo detti che forse non era impresa per due sessantenni sovrappeso (non tutti, ovviamente, ma generalizzo per spirito di solidarietà). E poi i nostri zaini erano troppo pesanti, zeppi com’erano di cose inutili: il computer, cavi e trasformatori, prodotti di vanità, utensili da campeggio di cui non conoscevamo né lo scopo né il funzionamento, e via andare. Per cui siamo tornati al molo dove Sant Hertz ha messo a nostra disposizione una comoda vettura. Le Lofoten le abbiamo visitate così, completando il circuito con qualche tragitto  a piedi selezionato. 

Era, e rimane, un posto fantastico. 

Alla sera - entre autre - spiedino di cuore d’agnello chez Maren Anna (bellissimo posto). Quello che mia mamma chiamava ul cör sfilzaa. Ma lei si riferiva alle sue preoccupazioni, quando noi fratelli uscivamo in motorino al sabato sera e tornavamo all’alba.


Mo I Rana / 24 luglio 2024


Questa mattina ho risolto il mio Wordle quotidiano in due passaggi. Sempre pensando alla balena. Questi: STALE e WHALE. Mi spiace per i non iniziati, so che tutto ciò può apparire criptico. In verità è molto semplice. Wordle è un bel gioco linguistico, da fare appena svegli. Mette in moto le sinapsi.

In giornata abbiamo lasciato il circolo polare artico transitando in mezzo al mare, proprio prima di attraccare con il traghetto a Kilboghavn. Torniamo così al consueto alternarsi del giorno e della notte, alle albe e ai tramonti, anche se il cambiamento sarà graduale: meno marcato a Mo I Rana - dove dormiamo questa notte - e poi ogni giorno più evidente, man mano che il nostro viaggio ci porterà a sud.

Ho perso i dati del navigatore. Li dovrò recuperare. Questa è comunque una delle regioni più affascinanti della costa norvegese.


Acqua / 25 luglio 2023


Questa mattina piove davvero. Non è pioviggine, è acqua. E le previsioni sono tutt’altro che buone. Decidiamo perciò di spostarci decisamente a sud, rinunciando a una porzione supplementare di fiordi. Ieri ne abbiamo visti parecchi, nella loro versione più drammatica: loro avvolti nella nebbia e noi in strati supplementari di materiale isolante. Bella esperienza, ma sufficiente.

L’idea è di puntare verso Trondheim, una città di grosse dimensioni (la prima che incontreremo, dopo Stoccolma). Partiamo alle otto, con una temperatura di dodici gradi. Imbocchiamo la E6. Piove, la strada è bagnata ma è quasi deserta. Non ci sono pericoli apparenti, perciò impostiamo il temporizzatore sui 90 km/h e lasciamo correre la moto. Il navigatore mi dice che fra 203 km c’è una rotonda e che dovrò prendere la seconda uscita. Ho tempo per prepararmi.

Dopo un centinaio di chilometri la strada è asciutta. Non piove più e il termometro è salito. Prima timidamente, sui quindici gradi, poi con più vigore, fino a diciassette. Si sta bene. Ci fermiamo per fare il pieno. Tra una stazione di benzina e l’altra ci possono essere anche 70-80 km, per cui è meglio provvedere quando si può. Un po’ come si fa con la toilette (e alcuni di voi sanno di cosa sto parlando).

Intanto è uscito il sole. Un sole caldo, estivo. Ci disfiamo degli strati inutili, ormai troppo caldi, e ci gustiamo a fondo il vento temperato.<br>Affronto con destrezza la rotonda che aspettavo da 200 km, senza esitazione alcuna, poi le cose si complicano:  Trondheim si avvicina e con la città si avvicinano anche i semafori, le doppie corsie, le preselezioni e altre modernità. Ne avevamo persa la memoria.


God Morgen / 26 luglio 2023


In una stazione di servizio vediamo la replica di un programma che la NRK (televisione di servizio pubblico norvegese) trasmette in diretta la domenica mattina. Un’interessante trasmissione in cui buontempone in risciò porta a spasso due bambini in un luogo affollato e assieme salutano le persone che incontrano per strada. Mi è sfuggito il nome del programma, ma credo di averne catturato l’essenza. Il dialogo è centrato due parole: hei (l’equivalente di ciao) e god morgen (il loro buongiorno), ripetute all’infinito e in tutte le tonalità concesse dalla lingua norvegese: « hei, hei, god morgen, hei, god morgen, god morgen ». Una bella ottimizzazione delle risorse, direi, almeno per quanto concerne gli autori della trasmissione. Ricorda un po’ i noti e gloriosi Teletubbies, che incantavano i più piccoli con il loro linguaggio minimalista e ripetitivo. Il programma norvegese è meno nobile, certo,  ma altrettanto ipnotico, tant’è vero che a un certo punto ho dovuto scuotere dal torpore il mio compagno di viaggio, ormai schiavizzato dagli hoi, hoi, god morgen e convincerlo a riprendere la strada. Per il suo bene.


Trollstiegen / 27 luglio 2023


Ieri sera mi sono lasciato andare alla pigrizia e non ho fatto commenti sul percorso della giornata. In verità ero anche un po’ contrariato per aver sbagliato il menu della cena. Avrei potuto prendere una zuppa di salmone, ben carica di burro e panna, e invece ho stupidamente optato per uno scipito pollo shawarma, cucinato senza estro. Ma tant’è… oggi la giornata si prospetta comunque ricca e interessante.

Prima di tutto affrontiamo il Trollstiegen. Una strada di montagna che inizia con undici tornanti e ha una pendenza del 12%, con una sola corsia per quasi tutto il percorso di 55km. Normalmente avremmo affrontato i tornanti ‘ginocchio a terra’, ma non ci siamo fermati al box per il cambio gomme, per cui procediamo prudenti. Poi, dopo il culmine, troviamo la strada asciutta e la velocità aumenta.

Seguendo la strada numero 63 si traghetta a Sylte per poi ritornare in quota, fino  a 600 metri, prima di affrontare a capofitto i tornanti che portano al fiordo di Geiranger, uno dei più spettacolari di tutta la Norvegia. E altrettanto spettacolare è la strada che subito risale a Sognefjell, a 1400 metri sul livello del mare. L’impressione è di essere su un passo della Novena che non finisce mai. A bordo strada c’è neve, il tempo è variabile, con qualche scroscio di tanto in tanto, ma la temperatura è gradevole e il traffico scorrevole, fatta eccezione per qualche autista danese che prima di venire da queste parti ha guidato solo sui tornanti del Møllehøj, la montagna più alta del suo paese, che raggiunge la ragguardevole quota di 170 metri.


Bergen / 28 luglio 2023


Appena arrivati a Bergen un anziano signore in tenuta sportiva ci chiede di poter fotografare le nostre targhe. Ci dice di essere un collezionista di numeri di immatricolazione stranieri e che, della Svizzera, ha già dei una buona raccolta di targhe di Zurigo, Ginevra, Lucerna e Basilea. Ma il TI di Ticino gli manca. Di fronte a tanta determinazione - e competenza, ça va sans dire - diamo volentieri il nostro consenso.

Dopo la birretta delle sei, si fa impellente il bisogno… Alle toilette pubbliche del porto c’è coda. Un ragazzo con gli occhiali, carico di acquisti, sta aspettando il suo turno. Accanto a lui, una signora asiatica di mezz’età tenta inutilmente di attivare la carta di credito per accedere al terzo bagno, apparentemente libero. Il ragazzo spiega che quel terminale non funziona. Bisogna aspettare. Nel primo bagno c’è sua madre, nel secondo (riservato agli andicappati) suo padre, che purtroppo tre anni fa, a casa a Napoli, si è rotto una gamba e da allora non si è più rimesso. Mentre parliamo la porta del gabinetto si apre e suo padre esce a passo di marcia. Non c’è traccia di andicap. Il ragazzo tiene la porta aperta e invita la signora dai tratti orientali a usufruire del bagno. Lei si schermisce, dice di non essere andicappata. E poi non ha pagato. Il ragazzo insiste: è una situazione d’emergenza e come tale va affrontata. Poi esce sua madre. Il ragazzo trattiene la porta e mi fa segno d’entrare, senza pagare ovviamente. « Pisciamo tutti con 100 corone… e che è? Ci si dà una mano, tra connazionali, o no?».

Per cena scegliamo il ristorante dell’Opus XVI, un bel posto, adatto al nostro status. Il cameriere è francese, di Aix en Provence. Ha sposato una norvegese e ormai vive in mezzo ai pinguini, dice lui. Per accompagnare i piatti ordiniamo due bicchieri di Chardonnay. Ce ne versa una dose abbondante. Poi ci fa un piccolo rabbocco. « Qui non si beve mai, è colpa delle tasse », ci dice. Inutile dire che lo prendiamo in simpatia. Per cui gli lasciamo una giusta mancia, a cui segue un ulteriore rabbocco. Bergen è una bella città.

Il Whisky Bar del Grand Hotel Terminus a Bergen, dove dormiamo questa notte, è la nostra ultima tappa, per oggi. Il grande esploratore Amundsen ci ha tenuto la sua ultima conferenza stampa, prima di sparire tra i ghiacci artici dov’era volato con altri volontari per tentare di salvare l’esploratore italiano Nobile.


Hirtshals / 29 luglio 2023


Questa mattina abbiamo deciso di continuare il nostro percorso costiero e di arrivare alla punta sud della Norvegia, dopo aver toccato la punta nord a Nordkapp. Così facendo tagliamo fuori Oslo, Göteborg e Copenhagen (che meritano un viaggio a parte) e, nel contempo, evitiamo di affrontare il traffico delle capitali. Abbiamo trovato un biglietto per l’ultimo traghetto dalla Norvegia, alle 20.15, da Kristiansand a Hirtshals, nello Jutland, che scopriremo domani mattina.

Poi ci sarà Amburgo, e da Amburgo due tappe tedesche, sempre impegnative.

Jutland a parte, il viaggio sembra volgere alla fine. Vorrei pertanto citare - perché non l’ho fatto finora - il prezioso apporto del mio compagno di viaggio Luciano che ogni sera, mentre io pisoccavo, studiava minuziosamente le mappe al tavolo di carteggio, alla ricerca del percorso più intrigante. Ha fatto un ottimo lavoro, e lo ringrazio. E lo ringrazio anche per la compagnia e il suo « know how » su Capo Nord, che aveva già visitato (sempre in moto) nel 2006.

Per un resoconto finale (del genere: cosa vale la pena fare e cosa no, cosa portare, cosa lasciare a casa) e tutte le altre informazioni utili a quei motociclisti che desiderano affrontare in futuro questa avventura, rimando a un riassuntone che farò quanto prima (si dice sempre così).

Intanto posterò gli ultimi percorsi del tour, fino al ritorno a casa.

Grazie, per ora.


Aalborg / 30 luglio 2023


Arrivati al porto di Hirtshals ieri sera alle 22:00 abbiamo preso la strada per Aalborg, la città che si trova a una settantina di km più a sud. Impossibile trovare una camera per la notte a Hirtshals. Evidentemente il porto genera traffico e le camere vanno riservate per tempo.

Ci segue un ragazzo tedesco, giovane, in sella a una vecchia GS, anche lui senza un posto per dormire. Lo rivediamo il mattino seguente, a colazione. Ieri sera aveva ventilato l’idea di seguirci per un po’. Oggi però ha un’idea migliore (per sua fortuna): vuole andare a un festival rock nei pressi di Friburgo in Brisgovia di cui, al momento, mi sfugge il nome.

Il nodo di Amburgo si rivela essere quello che è: un gran casino. Automobili in fila su diverse corsie, a passo d’uomo o del tutto ferme. Ingraniamo la marcia della pazienza e, appena fuori città, cerchiamo un posto per la notte lungo la strada. Ormai siamo sulla via del ritorno e non abbiamo più lo spirito giusto per affrontare i centri cittadini.


Autogrill / 31 luglio 2023


Continua la marcia verso sud. Cerchiamo di avvicinarci il più possibile alla Svizzera, ma una bella e intensa doccia ci rallenta per una trentina di minuti circa. È un’ottima occasione per testare nuovamente il materiale, in particolare i pantaloni, la giacca e le scarpe (anche se ne avrei fatto volentieri a meno). Ne esco caldo e asciutto.

Anche questa sera, come ieri, ci accontentiamo di un alloggio qualsiasi. Lo troviamo a Langenau, a lato dell’autostrada. Accanto ci sono fabbriche e un fast food. Una vita ai margini.


Ultima tappa / 1 agosto 2023


È l’ultima tappa. Il tempo è bello e già sentiamo aria di strade conosciute. Tiriamo praticamente dritto per 360 km, con un’unica piccola pausa caffé appena varcato il confine.

Nel pomeriggio siamo a casa.