Felicità


“Lui s’era comprato degli indumenti nuovi: un abito, una camicia, un paio di scarpe e una macchina fotografica ed era andato nel migliore ristorante di Mosca, al Nacional, e aveva ordinato i piatti più cari, aveva bevuto del cognac e del caffè, accompagnandolo con una torta di gran pasticceria. Alla fine, quando era stato sazio, aveva chiesto a qualcuno di fotografarlo in quello che era il momento più felice della sua vita. ‘Torno nell’appartamento dove vivevo e mi rendo conto di non provare alcuna sensazione di felicità. Nonostante quell’abito, quella macchina fotografica… Perché non ero felice? Mi sono tornati in mente di colpo i pneumatici, la zuppa preparata nel locale della caldaia. Lì sì ero compitamente felice perché la felicità la cercavamo allo spasimo. La felicità… Lui non avrebbe mai barattato i suoi anni nel lager con nient’altro al mondo… Erano la sua riserva segreta, la sua ricchezza. Aveva vissuto nei lager dai sedici fino quasi ai trent’anni…”